Coaching
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Berardo Berardi
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Il vantaggio di cui parliamo in questo articolo, non attiene a caratteristiche del cochee legate al ruolo che ricopre (imprenditore, manager, professionista etc …) ma ad una specifica caratteristica che riguarda l’essere umano: il focus.
Intanto, precisiamo che il termine focus, in questo particolare ambito, non va inteso in senso motivazionale, cioè in quel particolare frangente nel quale un motivatore invita una persona, o un gruppo di persone, a mettere, appunto, il “focus” sul proprio obiettivo, per aumentare la determinazione e la volontà a raggiungerlo.
Ci si riferisce al concetto che rientra in una particolare disciplina, di recente maturazione, che attiene al particolare assetto del cervello che va sotto il nome di “mindset”. Non è qui la sede per dilungarsi nella definizione di mindset, essa stessa non semplicissima; ci limitiamo a dire che ogni persona, in ogni contesto nel quale si muove, approccia con uno specifico mindset che, in questa sede, potremmo definire come “assetto mentale”; e che lo stesso mindset, è ripartito in diversi elementi, interni ed esterni alla persona stessa. Questi elementi caratterizzeranno i prossimi articoli; ad ognuno di essi, tranne uno che diremo tra un attimo, dedicheremo un articolo e lo faremo in relazione al modo con cui il business coach può esercitare il proprio ruolo, lavorando su ognuno di essi.
Diciamo, intanto, quali sono questi elementi. Gli elementi interni sono: le conoscenze, le credenze, i valori e, appunto, il focus. Gli elementi interni sono gli strumenti, le strutture, le persone e il tempo. Per precisione, e come accennavamo, l’unico elemento a cui non dedicheremo attenzione, sono le conoscenze. E questo, non perché non siano importanti, ma perché le conoscenze sono proprio l’ambito, nel quale il coach non deve entrare o, quantomeno, deve entrarci marginalmente. Si ricorderà, infatti, che al coach non è richiesto, anzi è addirittura sconsigliato, entrare nel merito del business del coachee e che non solo si può fare un ottimo coaching sapendone poco, di quello di cui il cochee si occupa ma, anzi, il non sapere può essere addirittura un vantaggio, in quanto lascia il coach, più agevolmente, nella sua corretta posizione dissociata. Ci occuperemo, invece, degli altri elementi e di come il coach può aiutare il cochee, in relazione ad ognuno di essi. Come detto, partiremo dal focus.
Tale caratteristica, come detto, attiene ad ogni essere umano e in ogni situazione. Ognuno di noi, quando si trova in un particolare contesto, non può dare attenzione a tutti gli elementi, che concorrono a comporre detto contesto; dobbiamo, necessariamente, operare una selezione. E la selezione è marcatissima: si riesce a dare la massima attenzione ad uno o, massimo, due elementi. Gli elementi selezionati sono, appunto, quelli oggetto del focus di ognuno.
Il punto a cui bisogna prestare particolarmente attenzione è il fatto che, essendo l’essere umano, un animale abitudinario, in automatico, in ogni situazione ognuno di noi pone il focus su elementi con cui ha familiarità. O, per dirla meglio, ognuno di noi è già predisposto a dare attenzione ad un certo tipo di elementi.
Vale la pena di fare degli esempi. Si può fare l’esempio di uno chef che mette il proprio focus, sulla qualità e l’elaborazione dei propri piatti. E’ questo il suo focus. Questo comporta che, presumibilmente, finirà per dare meno attenzione ad altri aspetti come il tempo che ci vuole, per produrre un piatto o l’uso eccessivo di ingredienti di pregio, senza badare al costo degli stessi. A questo proposito mi sovviene un ristorante di una nota località balneare del sud Itala che, consapevole dell’attitudine della propria cucina, nell’impiegare moltissimo tempo per cucinare, lo ha scritto a lettere cubitali, sul menu: “l’elaborazione dei nostri piatti, affinché risultino piacevoli al vostro palato, necessità di molto tempo di preparazione; vi preghiamo, quindi, di non sollecitare il personale di sala, per la lunga attesa che vi aspetta”. Va detto che non è un ristorante turistico ed ha una clientela fidelizzata ed affezionata e che, dunque, già sa che, quando andrà a mangiare li, dovrà metter in conto la giusta attesa. Ma, questo esempio, ci serve per capire che cos’è il focus. In questo caso parliamo del focus del ristorante: è la qualità del cibo. E’ anche accompagnato da una credenza, probabilmente limitante (“per cucinare cibi di qualità ci vuole molto tempo) ed è forte del fatto che ha una clientela fidelizzata e consapevole, che non vivrà male la lunga attesa. E’ un esempio. Non è infrequente il caso dell’imprenditore, estremamente attento alla qualità dei propri prodotti o servizi, a scapito di altri aspetti, come il controllo dei costi o il gradimento del mercato.
Oppure il manager che è molto attento ai risultati che, periodicamente, portano a casa le persone che gestisce e meno alle dinamiche relazionali che si sviluppano tra di loro. O il professionista che è sempre attento nel cercare di accontentare i propri clienti, mentre si dà meno da fare, per trovarne di nuovi.
Per capire come il focus funzioni aiuta a pensare ad un fotografo, il quale è aduso a fare tutte le foto, usando sempre lo stesso filtro, a prescindere dal soggetto che sta inquadrando o dalla situazione o da altri elementi contingenti.
Dunque, durante un’attività di coaching, il coach deve essere consapevole di questo aspetto e, come prima cosa, deve … mettere il focus sul focus. Cioè deve cercare, da subito, di capire su che cosa il suo cochee ha l’abitudine a mettere il suo focus. Lo si capisce parlandogli. Quando una persona racconta una certa situazione, lo fa condizionato dal suo focus. Dunque, se chiedi ad una persona, cosa pensa di un’altra persona, a seconda degli elementi che metterà in evidenza, avrai informazioni utili a decodificare il suo focus. Se, per esempio, chiedi ad una persona il giudizio su un suo amico e questa persona ti risponde: “E’ una persona fantastica, sempre disponibile, quando sei in difficoltà, e sempre pronto a prodigarsi per gli altri” è un tipo di risposta, che ti sta dando indicazioni, in una certa direzione; ma se, invece, ti risponde: “E’ una persona veramente straordinaria. Un vero esempio, in quanto sa sempre quali scelte fare ed è seguito dagli altri, che si fidano di lui” è un altro tipo di risposta, che porta in altra direzione. Sono due risposte che, aldilà di essere entrambe portatrici di un giudizio positivo, danno indicazioni diverse su chi esprime il giudizio: nel primo caso, infatti, la persona sembra molto attenta alle qualità relazionali dell’amico; nel secondo caso, invece, sembra mettere in evidenza, le sue capacità di leadership. Come è ovvio, una risposta non è indicativa di niente. Ma una serie di risposte o argomentazioni, molto probabilmente, saranno caratterizzate da tratti comuni, che metteranno in evidenza, su cosa il focus dell’interlocutore è solito mettere il suo focus.
Un business coach, nel suo ruolo di guida, non trascura questo aspetto e, dunque, per prima cosa si assicura di capire che tipo di focus utilizza il suo cochee.
E, se serve, aiuta il suo cochee a cambiare filtro, a spostare il focus e a cogliere elementi che, in automatico, non avrebbe preso o non prenderebbe in considerazione. E’ questo un compito fondamentale del coach, quando si rende conto che il focus utilizzato dal cochee, non produce scenari ottimali o, comunque, non funzionali all’attività per la quale il cochee ha chiesto supporto.
Un bravo business coach è in grado di guidare il cochee, spostando il suo focus. E lo fa, naturalmente, sempre con lo stesso strumento: le domande. Non domande a caso, ma un tipo di domande particolarmente adatte a questa funzione di spostamento e che prendono il nome di “domande guida”. Si tratta di domande che non sminuiscono, direttamente, l’oggetto del focus del cochee, ma lo fanno indirettamente, mettendo in evidenza altri aspetti, su cui il cochee non ha posto attenzione.
Se, per esempio, il cochee racconta un episodio nel quale ha avuto un duro scontro con un collega o con un superiore, il coach, dopo aver accolto il cochee (sempre con le giuste domande) e appurato i motivi reconditi che stanno dietro quel comportamento, potrebbe fare domande che portano il cochee a riflettere sulle conseguenze; oppure potrebbe fare domande, per portare il cochee a chiedergli se si riconosce in quel tipo di comportamento.
Se un cochee racconta di una fase, in cui non riesce a portare a casa risultati, tanto da cominciare a dubitare di sé stesso e delle sue capacità, il coach può spostare il focus del cochee, sempre facendo domande, ma riportandolo a situazioni, del passato, in cui ha vissuto momenti altrettanto difficili e, da cui ne è uscito con successo, aiutando il cochee, in questo modo, a riprendere certezze sulle sue capacità.
Come si evince, il coach non contraddice il cochee. Non gli dice “stai mettendo il focus sulla cosa sbagliata”. Il coach fa un lavoro più elegante. Dà importanza a quello che il cochee gli racconta e, una volta fatto questo, semplicemente sposta o, meglio, fa in modo che il cochee sposti il suo mirino.
Emerge in maniera plastica, un altro aspetto per il quale rivolgersi ad un bravo business coach, può comportare enormi vantaggi. Il coach è nella posizione per fare un qualcosa estremamente utile e che il cochee non è in grado di fare. Infatti, in questo modo si supera un paradosso. Ogni persona ha un certo focus. Ma, ogni persona non si rende conto che quello che inquadra come realtà, non è la realtà nella sua totalità, ma solo il pezzettino di realtà, che ha scelto di mettere a fuoco. Il coach interviene proprio su questo fattore automatico e aiuta il cochee a superare l’automatismo.
Se ci si pensa, non è poca cosa. In molti casi, vedere aspetti su cui non ci si è inizialmente soffermati, può fare la differenza.